Uno dei calibri più longevi, prodotto per oltre 35 anni
La storia dell’Orologeria ci riserva delle informazioni e degli aneddoti molto interessanti, che infiammano il vasto pubblico degli appassionati, e che si ripercuotono sulla ricerca, ma anche sul collezionismo e dunque sul mercato.
La passione per gli orologi vanta varie categorie di cultori. È un piacere che si presta a realizzare dei buoni profitti, ma è soprattutto una disciplina che invita allo studio e alla ricerca.
Non a caso chi maggiormente riesce a trarre benefici è colui che “conosce” a fondo la storia e gli eventi evolutivi del settore.
Esemplari che possono apparire insignificanti per un collezionista improvvisato, possono assumere importanza e valore per colui che sa collocare quel pezzo in un contesto storico che lo ha reso prestigioso.
Nella bacheca di un collezionista evoluto e consapevole, alcuni esemplari non possono mancare.
È il caso del calibro 12.68z di Longines, che apparve sul mercato nei primi anni ’30 del secolo scorso. Fu un movimento epocale che andò ad animare Longines prodotti durante il boom economico degli anni ’60. Erano i tempi in cui la maison equipaggiava i propri orologi con movimenti di manifattura.
Non è infrequente dunque riuscire a reperire un segnatempo della maison della clessidra alata portante questo calibro. Più difficile, ma oggetto dei desideri di molti addetti ai lavori, è reperirne uno, ben funzionante risalente agli anni ’30.
Nella foto del titolo abbiamo l’esempio di uno di questi esemplari, uscito con certezza dalla fabbrica di St. Imier nel 1936, come certifica senza tema di smentite il suo numero di serie.
Possiamo immediatamente notare la suddivisione della platina in due, riservando autonoma copertura alla ruota di scappamento rispetto al resto del treno del ruotismo.
Il perno della ruota di centro, molto robusto, non era impreziosito dal rubino, ma presenta un grano di ottone.
Da notare il fondello, sul quale era riportato anche il numero seriele dell’orologio, ed era finemente lavorato all’interno con la tecnica “côte de Genève” nonché la specifica “Acie inox Staybrite”.
La parte estetica
Curiosamente (diremmo oggi) la parte esterna del fondello di questo esemplare fu mantenuta lucida e senza alcuna incisione, applicazione o lavorazione. Lo stesso dicasi per la corona di carica, zigrinata e bombata, ma senza la clessidra alata. Non bisogna stupirsi, all’epoca era abbastanza frequente.
Il quadrante, ora ben invecchiato, sano e uniformemente e lievemente ingiallito, doveva essere bianco e non argentè.
Le lancette finemente stilizzata quella dei minuti, sono rigorosamente nere, compresa quella dei secondi continui a ore “6”.
Da citare ancora la scelta estetica della numerazione, che consiste nel III, il IX e il XII romani, resi in rilievo dalla accuratezza e dallo spessore della china.
Questo orologio è tuttora funzionante e mantiene splendidamente l’orario con uno scarto veramente irrisorio, data la sua età ultra ottuagenaria, nelle 6 posizioni.
Un’ultima annotazione la merita la cassa, del diametro di mm. 33 esclusa corona, che è caratterizzata dalle anse fisse.