Il mito "non-mito" del Roskopf

Quando la fama diviene determinante

Chi tra gli appassionati di Orologeria non ha mai sentito parlare di Roskopf.

Sebbene qualcuna tra le nuove leve possa essere sprovvisto di informazioni su questo nome famosissimo, i più attempati lo associano immediatamente all’immagine del classico orologio a “cipolla”, da panciotto.

La forma che viene in mente e che il nome rievoca, ha ben ragione di esistere, in quanto il “Roskopf” ha sempre rispettato propri canoni estetici.

Quello che forse non tutti conoscono è la storia di questo orologio, che in realtà è un “sistema”, una “categoria”.

Il Roskopf ha l’immenso merito di aver sdoganato il segnatempo portatile anche alle classi meno abbienti.

Se dapprima, ovvero agli albori della disciplina, quando i segnatempo erano costruiti rigorosamente a mano, l’orologio era destinato solo a una ristrettissima cerchia di persone, con l’avvento dell’industria le cose cambiarono.

Nonostante ciò l’orologio era ancora un prodotto di alta tecnologia. Soprattutto per la precisione e la miniaturizzazione dei movimenti, che richiedevano assoluta cura e peculiarità di costruzione.

Per lunghi anni, dunque, possedere un orologio era un autentico status symbol.

La diffusione capillare si ebbe grazie all’intuizione e al genio di un mastro orologiaio, appunto Georges Frédéric Roskopf.

La storia

Roskopf nacque a Niederweiler, in Germania, nel 1813, ma a soli 16 anni si trasferì in Svizzera, a La Chaux de Fonds, nel cantone di Neuchatel ove trovò occupazione come impiegato in una ditta orologiera.

Visse alterne vicende lavorative, ma sviluppo una attenta cultura orologiaia e nel 1860 progettò un orologio che richiedeva soltanto 57 componenti, invece dei 160 fino allora necessari.

Il primo orologio ideato da Roskopf vide la luce nel 1867 col nome di “montre proletaire” a significato del bassissimo costo dovuto ad una produzione molto meno costosa. Il prezzo di vendita era pari circa a una settimana di lavoro di un operaio medio.

L’orologio di Roskopf non garantiva una qualità pari a quella degli altri sofisticati segnatempo dell’epoca, ma “teneva” il tempo in modo accettabile.

Ovviamente la categoria degli orologiai dichiarò immediatamente guerra al nuovo “pericoloso” concorrente.

Ma alcuni anni più tardi, Roskopf ebbe la sua rivincita. Il suo orologio si affermò a dispetto di tutti, e l’Union Horlogere di Bienne ne produsse una serie. Chi scrive ha la fortuna di possedere proprio un Roskopf dell’Union Horlogere, che segnò la capitolazione della potente categoria degli orologiai di fronte a questo fenomeno.

Il prezzo competitivo, la qualità accettabile e soprattutto la risonanza per un prodotto di alta tecnologia e status symbol, finalmente alla portata di tutti, fecero esplodere la fama dell’orologio di Roskopf.

A ciò si aggiunse una caratteristica intrinseca di questo orologio. La costruzione spartana si accompagnava necessariamente con una minore finitura dei componenti, ma automaticamente ad una robustezza fino ad allora sconosciuta.

L’inventore decise quindi di produrlo su vasta scala. Si calcola che furono prodotti circa 20 milioni di orologi.

La fama “inventa” la qualità

Il “nome” di Roskopf divenne così famoso che si associò all’orologio da lui creato anche il mito del pregio tecnico e della precisione assoluta, fatto che non è assolutamente corrispondente al vero.

Ancora oggi molti collezionisti sfoggiano orgogliosi il loro Roskopf. Alcuni decantandone lodi tecniche che non sono certo pari a quelle storiche.

Diciamo che l’orologio Roskopf si può definire a ragione uno “Swatch” ante-litteram.

Tutto ciò si traduce in una grande opportunità per collezionisti e appassionati. Con un minimo di perizia si trovano sul mercato dei Roskopf funzionanti con poca spesa. In modo da poter possedere una vera pietra miliare nella storia dell’Orologeria

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